giovedì 26 maggio 2011

Lima

Polvere.
Un cielo bianco, lattiginoso.



Rumori, clacson, musiche, voci, e ancora clacson e poi rombi di motori e il bigliettaio del bus che ti urla dove va invitandoti a salire, taxi che si intrufolano in ogni dove. Polverosi.



Strade grandi, caotiche, pubblicità a colori su enormi edifici grigi e intorno baracche, frutta di ogni forma e colore, sconosciuta, bambini che giocano tra la spazzatura, un cane grufola, bancarelle di erbe e rimedi magici, un’india col cappello e la treccia che vende radici. E ancora polvere.



E intorno il deserto, case polverose abbarbicate sulla montagna spoglia, una sull'altra, neanche un albero.



E poi i grandi hotel, il lusso, i casinò, cattedrali nel deserto, i grattacieli, l’aristocrazia dei conquistadores un po’ decaduta e i ricchi con le ville nel quartiere esclusivo, piscina (ça va sans dire) e prato finto, camerieri in guanti bianchi e signore tutte uguali... Un mondo a parte

E in fondo l’oceano, con le sue maree lunghe e il suo odore che arriva la sera e invade la città.
Vado via contenta e toccata da questo paese, con la voglia di scoprirne altri lati, le montagne, le rovine inca, l'Amazzonia... Tornerò!